BAMBOLE IN FUGA

posted in FASHIONTHEATER ON THE ROAD

BAMBOLE IN FUGA

La vocazione fashion delle bambole è antica quanto quella ludico-educativa che voleva abituare le bambine a essere mamme e ad accudire un finto pargolo. Le bambole erano veicolo di nuove mode: gli abiti e gli accessori venivano rappresentati in miniatura, con un notevole risparmio di costi nei trasporti e di materiale di campionario.
Pare ad esempio che Enrico IV, per ingraziarsi l’amore di Maria de’ Medici, sua futura moglie, le inviasse da Parigi bambole costosissime, vestite di pregiati broccati, che lasciavano presagire un interessante guardaroba una volta convolata a nozze.
Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, faceva vestire all’ultima moda, dalla sua coûturière preferita, le bambole che inviava alla madre, Maria Teresa d’Austria, perché anche la corte di Vienna adottasse tempestivamente la moda di Parigi.
Nell’Ottocento le case di moda francesi trovavano comodo servirsi delle bambole per far conoscere i modelli che annualmente creavano, per questo incentivarono le fabbriche nella produzione di esemplari non più dall’aspetto di bambine, ma di dame, che chiamarono “poupées de mode” o “poupées mannequin”. Interamente abbigliate, dalla biancheria intima, agli abiti, agli accessori, venivano spedite alle sartorie più rinomate della Spagna, Inghilterra, Italia, Germania ed America.
L’ascesa delle riviste specializzate di moda e l’utilizzo della fotografia resero superflua questa funzione, ma le bambole rimasero comunque lo specchio dei tempi in cui furono prodotte.
A Ravenna c’è un museo, il “Piccolo Museo di Bambole e altri Balocchi”, che ospita centinaia di bambole dal 1860 al 1950. Rimane purtroppo esclusa LA bambola fashion per eccellenza, Barbie, ma di lei parleremo ancora…e ancora ;)

 

museo bambole interno

Queste bambole sono davvero ospitate, nel senso che vivono in ambienti in miniatura creati apposta per loro. Mini aule scolastiche, mini sale da thè, mini salotti e mini cucine…
Pur essendo molto piccolo, solo tre stanze, è suddiviso in sette sezioni:la prima è dedicata alle Bambole Antiche (1850 -1950). Erano costruite per lo più in porcellana, ma ci sono anche alcuni esemplari di celluloide; la seconda sezione è quella dei Giocattoli di Latta e Legno. Qui c’è stato un piccolo dramma, poichè il mio piccolo accompagnatore, mio figlio Andrea, anni due, ha cercato di salire su una rarissima e preziosissima automobilina francese a pedali del 1908 (riporto la foto del catalogo perchè purtroppo era proibito fare foto…la scena avrebbe dovuto essere immortalata però. Soprattutto le facce della curatrice e della proprietaria della collezione. Ma è successo tutto nei pochi secondi in cui stavo pagando il biglietto, giuro!).

 

macchina

La terza sezione, ricchissima di dettagli minuziosi è quella dei Mobili e Corredini delle Bambole. Miniature di stanze, di guardaroba, di minuscoli negozi staripanti di oggettini, armadi, cucine con pentolini e piccolissime cibarie, tutti riprodotti con deliziosa e certosina precisione. La quarta sezione è invece dedicata alle Bambole dal Mondo:una raccolta di pezzi provenienti da tutte le parti del mondo, relativamente recenti, ma tutte costruite artigianalmente con materiali vari: cartapesta, paglia, lana, legno, stoffa. La quinta sezione è un tuffo nel Mondo della Scuola (della prima metà del Novecento): matite, penne, pennini, inchiostri, carte assorbenti e vecchi testi scolastici sono esposti a testimonianza di un passato ormai remoto per chi a scuola usa i tablet al posto dei quaderni…la sesta sezione, una piccola teca, è intitolata “Abbigliamento dell’Infanzia”. Sono esposti alcuni indumenti tipici dei battesimi: cuffiette con pizzi e nastri, fasce per neonati, camicini. Alla mia domanda su lla provenienza di questi completi mi è stato risposto con un’alzata di spalle: “Eh chi lo sa” (diciamo che l’analisi delle fonti non è il punto forte del museo…) “tranne questo che era della Signora”. La Signora in questione era ovviamente la proprietaria della collezione originaria (alla quale si sono aggiunte negli anni, a partire dal 2006 anno di inaugurazione del museo, donazioni di privati), che vigilava con occhio attento sotto le sue le enormi lenti fumè anni ’70 che le grinfie del mio marmocchio duenne non si posassero malvagie sulle preziosità esposte. L’ultima sezione è una Biblioteca dell’Infanzia. Conserva 400 libri di letteratura per l’infanzia italiani e stranieri e annate di giornali per bambini. Sono riuscita a rubare una foto dell’ingresso, che rende l’idea dell’abbondanza di materiale anche se gli ambienti non sono grandi e ho fatto una foto di queste bambole che in maniera un po’inquietante guardavano fuori dalle grate della loro rosea e merlettata prigione.

Bambole in fuga

In effetti le bambole di alcuni periodi, specialmente quelle in panno Lenci, avevano dei volti con espressioni a volte corrucciate e, per i nostri occhi, perturbanti. Ma il “pezzo che non ti aspetti” era una “Raggedy Ann, una bambola di pezza col naso a triangolino, made in U.S.A. Una particolare Raggedy Ann, di proprietà della famiglia Warren, del Connecticut, chiamata Annabelle, divenne famosa per essere stata protagonista negli anni ’70 di strani episodi, spostamenti levitazioni, comparse di sangue e possessioni. Questa storia ha ispirato la trilogia di film “The Conjuring -L’Evocazione”, “Annabelle” e “Annabelle Creation”. In questi film la bambola è molto diversa e molto più inquietante dell’originale, più simile ad una marionetta sogghignante.
Questa ignara Raggedy Ann ravennate mi ha colpito perchè io e Andrea siamo veterani di bambole inquietanti, eccoci nella nostra interpretazione halloweeniana proprio di Annabelle e Chucky, le più famose bambole assassine!

 

annabechucky

 

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>