LABYRINTH…QUANDO TUTTO ERA POSSIBILE

Qualche giorno fa è stato il secondo anniversario dalla morte di David Bowie. Sono nata negli anni Ottanta, e quindi ero un po’ troppo giovane per ascoltare con interesse i suoi album di maggiore successo, per seguire l’evoluzione e la morte del suo personaggio Ziggy Stardust, per apprezzare là sovversivitá dei suoi atteggiamenti e costumi di scena…sono tutte cose che ho recuperato in un secondo momento. Per me lui è e sempre sarà Jareth, il re dei Goblin di Labyrinth. Questo film, monumento della filosofia dell’epoca (tutto può succedere, la magia è ovunque, basta saperla cogliere per vivere esperienze straordinarie…vedi anche Goonies, La Storia Infinita, La Storia Fantastica e tanti altri film che hanno segnato per sempre la nostra fragile mente di generazione X), all’epoca era stato accolto tiepidamente al botteghino, forse per l’aspetto un po’ troppo cupo dei pupazzi di Brian Froud e di alcune scene con mani parlanti e esserini scuri e rugosi che vivono nelle profondità del sottosuolo, ma recuperò ben presto grazie alla distribuzione, diventando un blockbuster e un cult.

labdvd
Io lo vidi per la prima volta in prima media, grazie a una insegnante di lettere illuminata che ce lo propose nell’ora di “cineforum”. Ovviamente era molto facile a quell’età immedesimarsi nella dolce ma stizzita Sarah, infastidita dalla coercizione al babysitting e incapace di gestire un bimbo di pochi mesi, salvo poi ritrovarsi a proprio agio tra troll, pietre parlanti e labirinti mutevoli.
Il personaggio di Bowie è un capolavoro di ambiguità, ironia, fascino e mistero. Buono? Cattivo? Buono travestito da cattivo a scopo educativo? Non è dato di sapere. Ma in fondo che importa: lui è semplicemente irresistibile. Ho letto di recente che anche Michael Jackson era stato contattato per la parte di Jareth e indubbiamente avrebbe avuto un suo appeal, ma la storia ha preso un altro corso e David Bowie ha portato Jareth nel mito.
Il costume è ovviamente iconico, ispirato alle armature dei cavalieri del XV secolo e indimenticabile anche a causa dell’imbarazzante aderenza dei pantaloni (oggi diremmo leggins, nel 1987 erano fuseaux) che mostravano una protuberanza importante (voluta dal costumista e direttore artistico Brian Froud). Altrettanto iconico il costume di Sarah, la giovanissima Jennifer Connelly, al momento del ballo: un tripudio di organza, satin, pizzo sintetico e…cellophane.
Anche io e baby Andrea ci siamo cimentati col mito… Perché anche il pigiamone a righe del fratellino è inconfondibile! Una curiosità: il bimbo del film era il vero figlio di Brian Froud, Toby. Indovinate cosa fa di mestiere oggi? Il burattinaio se non c’è un po’ di magia in questo….

modiflaby

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>