RICERCHE DI STILE. GLI ARCHIVI MAZZINI IN MOSTRA A IMOLA

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RICERCHE DI STILE. GLI ARCHIVI MAZZINI IN MOSTRA A IMOLA

Sapevate che a Massa Lombarda, cittadina non ridentissima a pochi km da Imola, esiste uno dei più grandi archivi della moda d’Europa (e forse del mondo)? Io sinceramente no, è stata una piacevole scoperta, grazie alla mostra “Ricerche di Stile. Gli Archivi Mazzini a Palazzo Tozzoni”. Partiamo dall’archivio: 400.000 capi (no, non mi è sfuggito qualche zero) raccolti da Attilio Mazzini a partire dalla fine degli anni Settanta, inizialmente senza un vero e proprio criterio, ma acquistando “a sentimento” nei mercatini dell’usato (all’epoca non si usava il termine “vintage”) in Italia e all’estero, soprattutto a Londra e Parigi, quello che lo colpiva particolarmente. A questo si aggiunsero stock di abiti di magazzini o negozi in fallimento, fino a raggiungere la mole di abiti attuale.
Gli abiti vanno dagli anni ’30 ad oggi e non sono conservati in una sede museale, ma in un magazzino accessibile solo agli addetti ai lavori (stilisti, designer, accademie e scuole di moda). Questi possono aggirarsi tranquillamente tra le infinite corsie, toccare i materiali e vedere dal vivo i colori, traendo ispirazione per nuovi inaspettati abbinamenti o rivisitando in maniera personale modelli e stili.
La location della mostra: la casa museo della famiglia Tozzoni di Imola, un palazzo in pieno centro storico abitato dalla famiglia per più di cinque secoli. All’interno saloni barocchi e stanze affrescate, poi appartamenti neoclassici, cucine rustiche ottocentesche in un susseguirsi di stili e epoche. Le stanze sono allestite con grande opulenza e varietà, con opere d’arte e manufatti di pregio, inclusi gli oggetti della vita quotidiana (dai magnifici servizi di piatti, alla biancheria nelle camere da letto, ai volumi della biblioteca).

tozzoni fortuny
I curatori della mostra non hanno creato un percorso autoreferenziale in cui il palazzo fosse solo una splendida cornice, ma hanno cercato di collegare ad ogni stanza e alla sua funzione originaria stilisti e abiti. La prima sala accoglie con un elegantissimo Mariano Fortuny plissettato a mano (!) a cui fanno eco modelli di Issey Miyake, a sottolineare l’eterno ritorno della classicità e i corsi e ricorsi storici, anche nella storia della moda. Nell’appartamento barocchetto un viaggio interiore ed esteriore dello stilista Romeo Gigli, tra abiti ispirati a culture lontane (India, Afghanistan) che si “abbinano” agli abiti indossati dai protagonisti dei ritratti di famiglia o ai colori delle sontuose tappezzerie.

L’appartamento in stile impero colpisce per contrasto: all’opulenza barocchetta si sostituisce la linearità dello stile neoclassico e l’abito-scultura di Capucci corredato di borsetta perfettamente quadrata é una poesia di stoffa.

tozzoni capucci 2

Si prosegue con la sala della musica, poi il corridoio che si affaccia alla corte giardino e la stanza ” dei comodi”, antenata del nostro bagno/guardaroba, dove i curatori della mostra (che sono lo stesso Attilio Mazzini e la sua collaboratrice Carla Marangoni, non l’avevo ancora detto) hanno posizionato capi di Jean Paul Gaultier e Dolce &Gabbana, corsetti portati dall’underwear all’esibizione sfacciata e sensuale, sdoganandoli dalla loro condizione di “intimo” come elemento del guardaroba quotidiano.

tozzoni gaultier
C’è una stanza (la biblioteca) dedicata anche alla mia stilista preferita: Vivienne Westwood, sempre attenta alla storia del costume e della società (quasi una sociologa della moda, degna appunto di essere studiata sui libri). Le stanze sono in tutto 11, ma la mostra prosegue in piazza Garibaldi con un’installazione e un video molto interessante in cui Attilio Mazzini e Carla Marangoni parlano del loro lavoro di archiviazione e delle motivazioni (prevalentemente estetiche) che li hanno portati a collezionare abiti dagli anni ’70 ad oggi.

tozzoni westwood
Voto abiti in mostra: 10
Voto allestimento: 10, gli abiti sono molto valorizzati, ma anche calati nel contesto
Voto location: 10, il palazzo è ricco di curiosità e cimeli
Vale la pena programmare una gita a Imola per questa mostra? Sì!
Qui trovate il link con le info pratiche, fate presto però: termina il 28 febbraio!

http://www.mostrefondazioneimola.it/

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